mercoledì 23 dicembre 2009

Il soldato apostolico



Non rifuggo dalla massa. Mi piace mescolarmi ad essa, per distinguermi con più facilità. A questo mi serve il titolo di “professore”. Più sono “professore” e meno lo sono. Recentemente mi è capitato di dare un passaggio a una collega, quaranta km illuminanti, in cui la tal “professoressa” si è impegnata a fondo nel mostrarmi tutti i trucchi di cui è a conoscenza per lavorare meno, per stralciare qualche giorno dalla conta abitudinaria di noi martiri del lavoro. E via a contare le ore di diritto allo studio, le eventuali malattie, ipotesi, calcoli, cumuli di diritti sacrosanti trasformati nella vasca in cui i maiali prendono il pappone: “quella stronza che fa l’orario mi ha dato il martedì libero, però ho calcolato che è meglio del sabato, perché quest’anno le festività cadono di sabato, secondo te posso prenotare una visita specialistica al mio paese (che si trova a non meno di un’ora di volo da Castel Garzone) al lunedì così parto sabato e ritorno mercoledì? Uno può fissarle dove vuole e quando vuole le visite specialistiche, no? Tu che dici? Poi magari a gennaio chiedo il trasferimento”... Quaranta km in cui lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori è stato alla mercé di una razza di lavoratori sui quali è ora di riflettere seriamente. Io non scappo dal mio lavoro, perché mi piace. Non sono il Santo Lavoratore spia e soldato, perché le mie aspirazioni clownesche e la mia personalità sono oltre qualsiasi programma ministeriale, perché cerco di essere competente e non un burocrate assassino, un distributore automatico o un museo delle cere. Mi piace il mio meccanico, quando è onesto e fa bene il suo lavoro, amo il postino e adoro il fornaio, apprezzo chi non ha voglia di lavorare, perché i titoli servono per essere smentiti, la personalità per affermarsi. A volte ci impiego qualche giorno più del dovuto a correggere le verifiche o a compilare i verbali, ma voglio insegnare, oltre i colleghi che non valgono nulla, insieme a coloro che pensano che tutto è lecito, se l’obiettivo è la crescita, lo sviluppo di una consapevolezza, di una personalità indipendente, la stessa che mi permette di essere cazzone e ubriacarmi e di lavorare con metodo e spirito di sacrificio, la stessa del mio dentista e del mio fabbro, quella che mi ha fatto resistere, muto, per quaranta kilometri, a milioni di anni luce da chi mi stava a fianco.

domenica 20 dicembre 2009

Sono nato in Polacchia...



Sono nato in Polonia, quando ancora si chiamava Polacchia. Sono cresciuto in un ricco paese, culturalmente emancipato, scientificamente all'avanguardia, economicamente pari alle maggiori potenze europee. Sono nato in Polacchia e me ne sono andato dalla Polonia. Ho vissuto felice in Polacchia e quando sono scappato ero la persona più triste di Polonia. Sono stato educato in una delle più influenti famiglie del mio paese, non mi è mai mancato nulla, la mia formazione culturale è passata attraverso le migliori personalità di questo grande paese che fu, distrutto da un regime che ha sostituito il nostro caviale con pesce baltico e alcolici di bassa lega. Scrivo queste righe perchè ho ricevuto migliaia di e-mail che mi chiedono di fare luce sul mio passato. Così mi ritrovo improvvisamente bambino nella mia Polacchia, con i miei stivaletti di pelle, mi rivedo correre sul ghiaccio, felice di accettare il rischio di cadere. Davanti agli occhi ecco la mia tata e il cavallo a dondolo...oh Polacchia, quanto del tuo dolore è chiuso in me! Come Zeno, come Barney Panofsky, scrivo per vendetta e per difesa, perchè ho a che fare con falsi esperti e persone da poco. Ogni santo giorno dimostro a me stesso di essere vivo, di credere ancora che un giorno il mio paese si rialzerà e mi ripeto che non posso aver paura, io, che ho visto in fiamme l'ospizio di Katyiuna, che ho visto morire i miei cani Tabukina e Breda, vittime del sordido gioco di un occupante annoiato. Eppure scrivo anche per paura. "L'orrore!L'orrore!" grida Kurtz in "Cuore di tenebra", "L'orrore! L'orrore!" sussurra Marlon Brando-Kurtz in "Apocalypse Now", con il ghigno e la rassegnazione, con lo spavento e il vuoto che è anche in me, giovane vecchio di Polacchia.

mercoledì 16 dicembre 2009

Il decimo flagello.




"Molti mi chiedono com'è che si fa. Non ho tonitruanti risposte o precisi teoremi, altisonanti e nascosti lessici per risolvere questo genere di delicata questione. Nelle mie lezioni cerco di pormi, più che di impormi, perchè il tutto sia il più spendibile possibile, perchè ci sia un effettivo aggancio al reale, alle "cose", per preparare i giovani alle esigenze del mondo moderno, che poi sono le vecchie esigenze, quelle dei padri, forse dei nonni[...]il mondo moderno e la sfida neotecnologica, l'analfabetismo, l'urgenza del mondo che chiede tempo e non ha più tempo, la globalizzazione nelle classi (che si è tradotta nella necessità di alfabetizzare all'alfabetizzazione, di imparare a imparare e, perchè no, di insegnare a insegnare...), non sono che una opportunità in più, per TUTTA la classe docente, di mostrare ancora una volta il ruolo vero, quello "sul" e "per" il territorio, quello "da" e "verso" le nuove generazioni, il vero volto e la funzione insostituibile della bistrattata Istituzione [con la "i" majuscola (con la "j" semivocalica)], chiamata scuola."


Stralcio della Lectio Magistralis, o intervento fiume, con la quale intontirò le carampane in Collegio Docenti: puro didattichese. Posso andare avanti per ore, con le ciacce agli angoli della bocca, sputando e infervorandomi come un beduino che vende cammelli.
Eccolo il decimo flagello:
- la lama ritorta, ovvero: come ti tiro nella schiena un climax di stronzate in stile didattico, retorica da baraccone, pantano burocratico invincibile.

Tutto si paga.
Tutto si paga.
Ora è il vostro turno, maestrine!

lunedì 14 dicembre 2009

Libri rubati.



Caro Fevolo,
preferisco essere un professore di merda che una merda e basta.
E' capitato di recente anche a me, qui nella scuola merda di Castel Schiantato, che qualche collega mi fregasse i libri. Per la precisione sono "scomparsi" il mio geografia di terza e, notizia dell'ultimora, il mio grammatica di prima. Ora, devo dire che basta una telefonata all'editore di turno, qualche scongiuro e con ogni probabilità ne arriveranno altri entro breve, ma, purtroppo, come tu ben sembri sapere, è una questione di principio. E' sempre una questione di principio, per questo m'incazzo di brutto. M'incazzo immaginandomi la faccia di quel collega che arriva in sala insegnanti e vedendo libri non suoi è contento di potermeli rubare, del resto sono lì, a disposizione...beh, io dico che con la sua faccia mi ci farei dei guanti o un sacco scrotale di scorta, perchè il suo è sempre e comunque RUBARE. Non mi rifarò su qualche ignaro studentello ma spargerò il violento seme della discordia in ogni angolo di questa scuola e nei campi dei miei colleghi cresceranno tristi alberi di lacrime, prosciugherò i loro fiumi e nel prossimo Collegio Docenti prenderò la parola e accuserò tutti, non essendo sicuro di nessuno.
Ha molte frecce il signore al suo arco, io non mi farò da parte e loro partoriranno con dolore.
Stanno per attraversare i nove flagelli del loro collega "quello strano, quello a cui hanno rubato i libri". Non è detto che non mi presenti d'ora in poi a scuola vestito da morte con mantello nero e falce ben affilata, mi riservo di farmi conoscere un po' meglio prima, non sono ancora pronti e il troppo sempre stroppia.
Ecco i nove flagelli:
-scoreggia di passaggio (peto salendo le scale o appena prima di incrociarti)
-rutto boffato (mangio salamella e aglio e rutto soffiando poco dopo averti incrociato)
-flambè di pollo (modifica consistente alla macchina del caffè che non produrrà più caffè ma una bevanda al sapore di pollo rancido)
-l'abominio della conoscenza (détto le soluzioni di tutti i miei compiti in classe alle mie scimmie dello spazio per presentarmi con tutti 10 allo scrutinio)
-la vera conoscenza (intercetto compiti in classe di altre materie e li faccio trovare risolti ai miei adepti)
-muratura in Presidenza (chiudo il Preside nel suo stanzino spezzando la chiave nella serratura)
-cagata di striscio (contro i bidelli che rivendono i miei libri: cago fuori dal cesso degli alunni)
-il gatto con gli stivali (brucio i cartellini che dobbiamo timbrare come operai e mando un ispettore amministrativo)
-denuncibus (la scuola è dotata di telecamere a circuito chiuso: trovare un cavillo per denunciarli)
Spero di averti consolato, caro Favolo, io mi sono inacazzato ancora di più.